Daniel Mendez, Associate Director, Enterprise & Leader Communication in Bristol Myers Squibb, vive a Lawrenceville nel New Jersey con la moglie Kendall e i figli Mateo (l) e Camilo.

Daniel Mendez, Associate Director, Enterprise & Leader Communication in Bristol Myers Squibb, vive a Lawrenceville nel New Jersey con la moglie Kendall e i figli Mateo (l) e Camilo.

Accettare di sentirsi vulnerabile: la voce di un dipendente di Bristol Myers Squibb sopravvissuto al cancro

Daniel Mendez, dipendente di Bristol Myers Squibb, ci racconta la sua toccante storia di sopravvissuto al cancro, per sensibilizzarci sull’importanza della salute maschile.

27/09/21     

"Non ce la faccio."
Daniel aveva sussurrato, a volte tra le lacrime, queste parole a suo padre durante quattro estenuanti cicli da una settimana di chemioterapia nel 2003. Stava combattendo la sua battaglia contro il cancro ai testicoli, una diagnosi che gli era stata comunicata alla giovane età di 18 anni.
“I primi due cicli sono andati bene. Il terzo e il quarto sono stati atroci", ricorda Daniel. “I miei genitori mi buttavano giù dal letto e mi portavano in macchina per farmi curare. Se non fosse stato per loro, non ce l'avrei mai fatta".

Il dolore e l'angoscia sono soltanto ricordi, ma dal suo sguardo traspare tutto l'impatto di quei giorni bui, in cui stava per gettare la spugna.
Oggi Daniel conosce la paternità e ogni traccia di malinconia si dissolve mentre i suoi occhi si riempiono di gioia pensando ai suoi due figli, alla famiglia che forse non avrebbe mai avuto se avesse rinunciato alla sua battaglia.
“Sono stato incredibilmente fortunato ad aver avuto dei medici e degli infermieri meravigliosi che si sono presi cura di me in quel periodo. E la mia fortuna è stata anche che per quel tipo di cancro esistesse una terapia", sostiene Daniel. "In tanti non ce l'hanno fatta ed è per questo che apprezzo così tanto il valore della vita".

Daniel ricorda ciò che ha visto mentre si trovava nel centro di cura di Santiago del Cile, dove la stanza era piena di malati di cancro attaccati a flebo e monitor e aveva capito che alcuni di loro sapevano di essere al crepuscolo della loro vita, perché la terapia era solo un tentativo di restare in vita per pochi mesi o settimane. Altri stavano lottando, con la speranza di sopravvivere e di andare avanti.
"Vedere delle persone in questo stato", ricorda Daniel, "è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita. Ho visto con i miei occhi ciò che il cancro può fare a te e alle persone a cui vuoi bene".
Le notizie più devastanti sono arrivate dopo la diagnosi di Daniel: in virtù del tipo di tumore e della conseguente terapia, i medici gli avevano detto che probabilmente sarebbe rimasto infertile. A 18 anni questi pensieri passano in secondo piano. In quel momento bisognava lottare per sopravvivere.

Daniel Mendez, Associate Director, Enterprise & Leader Communication in Bristol Myers Squibb, vive a Lawrenceville nel New Jersey con la moglie Kendall e i figli Mateo (l) e Camilo.

Daniel ha sconfitto il cancro dopo quattro mesi e diversi anni dopo, quando ha sposato sua moglie Kendall nel 2013, entrambi hanno convenuto che l'adozione e la fecondazione in vitro fossero due vie praticabili per poter creare una famiglia. Tuttavia, Daniel è stato incoraggiato a consultare un urologo per capire se sarebbe stato in grado di avere figli in modo naturale. Il dottore disse a Daniel che la situazione era migliorata e che potevano fare un tentativo, tenendo comunque presente che poteva essere un processo lungo e frustrante.
Tre mesi dopo, la moglie di Daniel era in dolce attesa. Hanno accolto il loro primo figlio Mateo nel 2014 e il secondo, Camilo, nel 2016.

Daniel dice che, se è riuscito a sopravvivere, è soprattutto merito dell’aver ascoltato il proprio corpo. A 18 anni ha sentito un fastidio alla gamba e si è rivolto prima al suo medico di base e poi a uno specialista. Nell’arco di poche settimane, gli era stata annunciata la diagnosi: un cancro. Si è rivolto a un team di specialisti in oncologia e subito dopo ha iniziato la terapia.
Altri uomini, specialmente se adolescenti, avrebbero potuto ignorare il dolore e sperare che andasse via spontaneamente, ma una decisione del genere, secondo Daniel, può essere mortale.
"Credo che molti uomini evitino di andare dal medico quando hanno un problema solo perché ne temono l'esito", ha detto. “E poi restano ad aspettare, per vedere se il problema si risolve da solo. Ma a quel punto potrebbe già essere troppo tardi”.
Per Daniel gli uomini che mostrano di essere fragili subiscono uno stigma sociale.
“Credo fermamente che gli uomini dovrebbero accettare la loro fragilità; è un segno di forza. Nella mia esperienza, adoperarmi attivamente per la mia salute ed esser stato abbastanza forte da ascoltare il mio corpo e occuparmi del problema mi ha permesso di restare in vita, così oggi posso godermi la mia famiglia”.

Daniel ci ricorda anche quanto sia importante la salute mentale. Nel 2004, non molto tempo dopo la remissione dalla malattia, è entrato in una profonda depressione. Tutto sommato, era riuscito ad avere la meglio su un cancro, allora perché non era più felice di prima? Perché l'erba non era più verde? Daniel torna col pensiero alle domande che lo tormentavano. È andato in terapia per trovare una risposta alle sue domande, inclusa quella alla più angosciante: "ma perché sono guarito dal cancro?"
Mentre il suo sguardo si sofferma sui quattro volti sorridenti del suo ritratto di famiglia, con la luce del sole che li circonda in un abbraccio, ogni dubbio sparisce.
In occasione del Mese Nazionale della Salute dell’Uomo e della Settimana Internazionale della Salute dell’Uomo in programma dal 14 al 20 giugno, Daniel intende darci un semplice consiglio: andate dal vostro medico e abbiate fiducia nella scienza. “Dedicare del tempo a prenderti cura di te stesso è un atto di responsabilità per te e per le persone che ami.”